Giovanni Battista Rea, Federica Ugolini – WACHTMEISTER WERKSTATT

Vi presentiamo Giovanni Battista Rea e Federica Ugolini di Wachtmeister Werkstatt, sezione Artigianato della terza edizione del volume RomaCreativa.

Può la creatività essere un fattore genetico? A leggere la biografia della famiglia di Giovanni Battista Rea (romano classe 1980) si direbbe proprio di sì: pittori, scrittori, illustratori, scultori e giornalisti sparsi tra Vienna, Porto Alegre e Napoli. ‘Last but not least’ Giovanni, che a 14 anni si trasferisce in Germania, dove si diploma presso la Keramik Schule Höhr-Grenzhausen, lavorando parallelamente in uno dei più antichi e prestigiosi laboratori di ceramica del Westerwald, “Der Schlondes”, che risale addirittura al 1600. All’età di 21 anni, Giovanni ritorna in Italia portando con sé un bagaglio artistico arricchito dall’esperienza di mosaicista e modellatore. Qui si specializza nella foggiatura e nella tornitura, che gli forniscono una precisa direzione artistica. E soprattutto incontra Federica Ugolini, che gli sarà accanto, oltre che nella vita, anche in ogni sua opera. “Ci occupiamo insieme dell’attività del laboratorio, scegliendo i progetti e lavorandovi con smisurata creatività ed entusiasmo. Troviamo le nostre fonti di ispirazione nella semplicità delle piccole cose quotidiane, nei nostri animali e nella natura che ci circonda, compreso il basilico del balcone”. L’attenzione verso la natura e le sue forme – reali, simboliche, immaginarie – è al centro di ogni opera, produzioni in ceramica che ammiccano alla tradizione moderna e antica. “Il tocco artigianale ridefinisce quell’estetica moderna che si può trovare in artisti come Gaudì e Juljol. Quando realizziamo un’opera cerchiamo di dotarla di capacità ‘proprie’, sensazioni che l’opera stessa restituisce a chi la guarda: allegria, passione, romanticismo e stupore”. Quasi un sogno ad occhi aperti: è proprio questa la sensazione che si prova passeggiando, nel loro giardino privato a Capena, in provincia di Roma, una sorta di laboratorio permanente ‘all’aria aperta’ che nel tempo si è arricchito delle opere di ben tre generazioni d’artisti. “Attualmente stiamo lavorando a un playground: un dragone di 20 metri di lunghezza rivestito da 4.500 squame pressate a mano, che entra ed esce dalla terra come fosse acqua. Arrampicandosi lungo la lingua rossa del drago, si giunge dentro l’enorme testa, dove è possibile sedersi. Una delle due arcate del corpo del drago verrà utilizzata come struttura portante per un’altalena mentre, la coda si trasformerà in uno scivolo”. Una sorta di giardino delle meraviglie.
Sito ufficiale: www.battistarea.it

Silvia Petrucci Dal Co’

Vi presentiamo Silvia Petrucci Dal Co’, sezione Artigianato della terza edizione del volume RomaCreativa.

La seconda guerra mondiale è appena finita e Alberto Dal Co, un giovane calzolaio di Traversetolo (piccolo comune in provincia di Parma) viene convinto dalla sorella Amabile a trasferire la sua attività a Roma. Quando, nel 1951, trasferisce a Porta Pinciana il proprio laboratorio, forse Alberto non immagina che le sue opere finiranno ai piedi delle più celebri dive dell’epoca: Gina Lollobrigida, Ava Gardner, Audrey Hepburn. Per difenderle dall’invadenza dei fotografi, inventa la scarpa “Paparazzo”, che contribuirà alla diffusione del tacco a stiletto nel mondo. Per Alberto le scarpe vanno trattate come piccole opere d’arte. Sarà per questo che trentaquattro modelli Dal Co, creati tra il 1954 e il 1960, sono esposti al Metropolitan Museum of Art di New York. E, dopo oltre cinquant’anni, è ancora possibile trovare il laboratorio di calzature
Dal Co’, gestito dalla nipote, Silvia Petrucci. “Il mio lavoro nasce dall’esperienza storica della mia famiglia e dalla volontà di continuare la meravigliosa tradizione italiana dell’artigianato, quella capace di assicurare un prodotto veramente unico”. All’epoca le scarpe si realizzavano a stretto contatto con le sartorie d’alta moda: un abito importante richiedeva calzature della stessa stoffa, “pezzi unici” spesso decorati con ricami fatti a mano. Oggi invece la globalizzazione imperante tende a privilegiare la quantità alla qualità. “Per questo il mio obiettivo è continuare a impegnarmi in questa decennale attività: voglio sottolineare l’unicità del fatto a mano, magari fornendo ai giovani disegnatori l’occasione per realizzare le loro idee in modo artistico e creativo, lontano da un’ottica esclusivamente commerciale”. Anche per questo tutti i modelli creati dal laboratorio Dal Co’ vengono presentati con cadenza semestrale presso il laboratorio-negozio in Via Vittoria 65. “Tutti modelli – sottolinea Silvia – rigorosamente realizzati a mano da maestri calzolai. Io e mia madre, Nives Dal Co’, siamo fiere di portare avanti questa tradizione di famiglia”. Ed effettivamente c’è di che essere orgogliosi, visto che il laboratorio Dal Co’ collabora da sempre con alcune delle più importanti firme dell’alta moda italiana, come Valentino, Lancetti e Balestra.

www.dalco-roma.com

Lucilla Paci

Vi presentiamo Lucilla Paci, sezione Artigianato della terza edizione del volume RomaCreativa.

Nata a Genova ma romana d’adozione, Lucilla Paci è una stilista che lavora sugli accessori d’alta moda, in particolare le borse. Prima di occuparsi di moda però, Lucilla si laurea in Architettura ed esercita la professione presso l’Università di Genova, uno studio privato e un ente previdenziale. “L’idea di avviare un’attività legata al design – racconta – nasce dall’unione tra la passione per la moda e la convinzione che la progettazione e la composizione dei volumi possano applicarsi a materiali diversi nella forma e nelle dimensioni”. Le competenze tecniche che servono per progettare grandi spazi sono importanti anche per la creazione di quelli piccoli, cioè le borse. E così, proprio come succede per gli immobili, anche le creazioni di Lucilla sono pezzi unici e originali. Forti di un lavoro esclusivamente artigianale attento alle esigenze del cliente. L’obiettivo del marchio, sottolinea la stilista, è tornare a impadronirsi del progetto e della creazione di ciò che si indossa. Instaurare un rapporto diretto tra oggetto e utilizzo. Il lavoro artigianale permette di sottrarsi alle logiche dei grandi numeri che finiscono per appiattire il progetto in nome della semplificazione del processo produttivo. L’artigianalità rende dunque possibile uno slow-design in cui ogni progetto si apre al dialogo con l’utente. E’ proprio nello studio/showroom di piazza Capranica, a Roma, che le idee di Lucilla prendono forma. In questo spazio espositivo c’è anche il suo laboratorio, così chi sceglie di acquistare una borsa della collezione – spiega la designer – può assumere un ruolo attivo e partecipare alla creazione, esprimendo le proprie esigenze specifiche a partire dal colore e dalle dimensioni fino ad arrivare a definire progetti su misura completamente nuovi che soddisfino esigenze differenti. In questo senso l’alta moda, reinventandosi costantemente, si allontana dal rischio dell’omologazione per rispondere al requisito dell’originalità. Ci si lascia alle spalle il pret a porter per ritornare a creazioni stilistiche più vicine alla sartoria. Infatti, come la stessa Lucilla racconta: “questo è un momento cruciale e si respira un’aria di fermento. Si sta facendo sempre più forte la domanda di creazioni originali e di alta qualità, sia per materiali sia per realizzazione. Soprattutto, c’è sempre più richiesta di creazioni personalizzate”.

WWW.LUCILLAPACI.IT

Maurizio Martinelli

Vi presentiamo Maurizio Martinelli, sezione Artigianato della terza edizione del volume RomaCreativa.

Maurizio Martinelli durante i suoi anni di liceo artistico viene troppo spesso “pescato” dai professori intento in un’altra e ben più strana attività. Maurizio ama disegnare cornici e, più che la scuola, decide di seguire il suo istinto. In quattro anni di apprendistato impara le tecniche della doratura e argentatura, eseguite applicando i metodi tramandati dai vecchi maestri artigiani. Nel 1981 apre la sua prima attività, cominciando a collaborare con i Musei Vaticani, con il Museo di Roma e con la Treccani per la conservazione di stampe e mappe antiche. Negli anni le cornici di Maurizio girano per l’Europa: nel 2006, in occasione della manifestazione “La dolce vita”, viene invitato a Londra per presentare le sue opere. Nel 2008 espone alla Maison et Objet di Parigi, dove viene premiato. L’anno successivo è a Bruxelles, ospite alla Expo Italia. Maurizio ha una fissazione, un solo obiettivo: “Creare, creare e creare. Per non smettere di imparare”. E’ ancora questa la sua convinzione, lo scopo che ha indirizzato un’esperienza ormai trentennale nel campo delle cornici. “Nel mio lavoro cerco il giusto equilibrio: la cornice e il quadro devono diventare le due parti di un’armonia che resterà indivisibile nei secoli”. Del resto, l’amore e la cura per il dettaglio – quello che ancora si tramanda nelle botteghe artigianali italiane – hanno sempre contraddistinto una tradizione che viene giustamente celebrata in tutto il mondo. “Eppure, proprio in Italia, nel mio campo siamo ormai in pochi. Stiamo sparendo, anche se esistono ancora piccole oasi in cui quest’arte sopravvive. Per esempio nella giovane azienda di Fabrizio Mancini, a Paliano, si respira ancora quella voglia di crescere e di imparare”. Anche in questi ultimi anni Maurizio non ha mai smesso di studiare. Soprattutto, non ha mai smesso di guardarsi intorno: “La fonte più grande di ispirazione è la vita, la natura, ciò che ci circonda. Là è possibile trovare i colori, i modelli, le forme che diventeranno famose al pubblico, magari anche tra dieci anni. Bisogna soltanto cercare di coglierle prima, anticipando i tempi”. Parola di Maurizio, che sa che una cornice, anche quando è vuota, può raccogliere dentro di sè tutto un mondo.

www.mauriziomartinelli.it

Italia Garipoli

Vi presentiamo Italia Garipoli, sezione Artigianato della terza edizione del volume RomaCreativa.

Italia Garipoli è nata a Palizzi, un piccolo paese dell’entroterra calabrese. L’arte del ricamo appartiene alla lunghissima tradizione di quella terra del sud, ed è proprio lì che Italia si è formata. Si è specializzata in varie tecniche, tra cui la ‘trina ad ago’, che richiedono un rigoroso conteggio dei fili della tela prima dell’esecuzione. Ancora giovanissima, Italia approda a Roma, dove matura l’idea di trasformare quella che è la sua passione in una vera e propria professione. Fonda un laboratorio di ricamo e restauro, dove la realizzazione dei prodotti viene eseguita rigorosamente a mano con le stesse antiche e raffinate tecniche tradizionali. Le sue collezioni sono innovative ma si contraddistinguono per l’attenta scelta di cotoni, lini e sete, tutte di produzione italiana. Si ispira alla raccolta dei tracciati originali del periodo compreso tra l’Ottocento e metà Novecento.“Il mio lavoro nasce dalla cultura della mia terra d’origine, la Calabria: in quella regione, come in tutto il meridione, è ancora forte l’interesse per il ricamo a mano come anche per la tessitura. Da giovanissima, ho avuto l’intuizione di trasformare quella che era solo una forma di tradizione, in una professione, fondando nella capitale la mia azienda”. I prodotti di Italia, così ‘antichi’ eppure così innovativi, la portano a collaborare con architetti e designer, che le chiedono di realizzare, spesso su loro disegno, accessori per l’arredamento residenziale, ma anche per ambienti ‘nautici’ e luoghi di ristoro. “È tutto merito dell’innovazione dei miei tracciati, che prendono ispirazione da un vasto archivio che abbraccia un periodo lungo più di un secolo e che rispondono a una domanda di mercato in continua evoluzione”. La tradizione del ricamo fa dunque il suo ingresso negli arredi odierni. Senza dimenticare, certo, la moda. “Lo spirito sartoriale permette di realizzare i capi su misura in risposta a qualsiasi esigenza. Anzi, l’artigianato artistico, nel modo in cui lo concepisco, deve saper trasmettere alle nuove generazioni questa forma di cultura, che non deve andare persa, ma deve, anzi, rappresentare un’opportunità formativa, di crescita e lavorativa”.

ROMA PROVINCIA CREATIVA