MASSIMO SIRAGUSA

Catanese, ma romano d’adozione. Quattro World Press Photo vinti, nove libri e numerose pubblicazioni

Massimo Siragusa, fotoreporter dell’agenzia Contrasto dal 1989, quattro World Press Photo vinti, nove libri e numerose pubblicazioni nelle più importanti riviste internazionali è, oggi, uno dei punti di riferimento della fotografia italiana. La rete che si è creata intorno allo Studio Siragusa è formata da realtà già presenti e radicate nel territorio: un corniciaio e un laboratorio di postproduzione e stampa per le lavorazioni delle fotografie esposte nelle gallerie. “Il mio studio è al centro di Roma, nel quartiere Prati. Qui svolgo la maggior parte del mio lavoro, quando non sono in giro per l’Italia. In genere lavoriamo in quattro: oltre a me e la mia compagna Annette Schreyer, anche lei fotografa, con noi lavorano due persone che si occupano della postproduzione digitale, del montaggio video e di tutto ciò che riguarda i rapporti con l’esterno”. Ci racconta di una produzione in continuo fermento in cui è indispensabile il confronto con la realtà circostante. In questa si muovono molti giovani artisti per i quali lui mette a disposizione la sua esperienza: “Questo lavoro è già di per sé creativo, ma non bisogna mai fermarsi, piuttosto cercare costantemente di capire in che direzione sta andando la fotografia e il mondo dell’immagine in generale.
È questo il motivo per cui intraprendo continuamente nuove strade che si allontanano dal percorso classico e non si attengono prettamente alla fotografia tradizionale. Così, esploro nuove forme di comunicazione attraverso video, prodotti multimediali e mini video web dedicati ai singoli lavori”. Ci parla del futuro di Roma come un futuro ancora tutto da costruire: “una città che potenzialmente potrebbe essere un punto di riferimento per la fotografia in quanto capitale di un Paese che ha una grande produzione artistica e importanti realtà legate al mondo dell’immagine. “Quello di cui Roma avrebbe bisogno è una maggiore collaborazione fra le varie realtà, che invece spesso sono frammentate e in conflitto fra loro. Inoltre, sarebbe necessario un maggiore coinvolgimento delle istituzioni, dei musei e del mondo della cultura in generale. Qualcosa si sta muovendo, i festival di fotografia stanno aumentando e sono organizzati con molto impegno, ma è sempre poco rispetto a quello che si potrebbe fare. Per quanto riguarda l’impatto della ‘mia’ arte nella città, credo che il discorso andrebbe inserito all’interno della questione più ampia dell’attenzione verso certi temi culturali. Lo sviluppo e la diffusione della prima arte visiva si può realizzare solo concependo un lavoro d’insieme, tessendo una rete di elementi, più che considerando i singoli autori”.
www.massimosiragusa.it

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