MASSIMILIANO TONELLI

La città, il territorio e la creatività dal punto di vista dell’arte. Ne parliamo con Massimiliano Tonelli che considera l’attività culturale come un vero e proprio ‘bene’ che fa bene all’economia.

Vuole tentare una definizione di creatività?
Non è una definizione. È uno stato d’animo, diciamo così. Ebbene, la creatività è tutto ciò che contamina e fertilizza positivamente gli altri settori, a lei circostanti, dell’economia. Senza la creatività, insomma, tutto il resto non voglio dire che non va, ma va a stento. Ecco perché è così strategica e cruciale.
Quali sono gli elementi fondamentali che definiscono l’industria creativa nel campo dell’arte?

Due elementi principali. La formazione e la produzione. In una città che vuole accrescere e coltivare una propria classe creativa sono fondamentali questi elementi: l’elemento formativo (università all’avanguardia, accademie…) e l’elemento produttivo (residenze, studi, disponibilità di spazi per atelier a costi contenuti).
L’attività culturale, innovativa, ideativa fa bene a “cosa” secondo lei?

Come dicevo sopra, fa bene all’economia. Un contesto urbano o un territorio dove è alto il tesso di creatività e dove è folta la “classe creativa”, come la intendeva Richard Florida, è un territorio più ricco, dove ci sono maggiori opportunità e dove la qualità della vita è elevata.
Nella provincia di Roma esiste una “classe creativa”? E, se sì, ha un profilo peculiare, una serie di caratteristiche che possiamo considerare uniche nel panorama romano?

Assolutamente sì. La classe creativa romana deve aumentare, ma già esiste. Basti pensare all’indotto della tecnologia, sulla Tiburtina. O a quello che ruota attorno al cinema, che è una grande industria per la città. C’è poi la moda e, in particolare, l’artigianato d’eccellenza che è in crescita e che alcuni operatori stanno giustamente cercando di potenziare. Non è da trascurare l’aspetto enogastronomico, in una città che negli ultimi anni ha fatto passi da gigante pur non arrivando ai ben noti livelli spagnoli degli Anni Novanta e degli Anni Zero. Infine c’è, ovviamente, l’arte contemporanea. Ci sono oggi tanti musei e centinaia di gallerie. Dieci anni fa non c’era nulla…
Quali sono secondo lei gli indicatori più interessanti dello stato di “salute” della creatività romana?

L’indicatore principale è la partecipazione. Il numero di persone che partecipano a iniziative a vario titolo collegate alla creatività. È una moltitudine di gente incredibile, che fa ben sperare.
A che cosa dovrebbero portare (o hanno portato) gli investimenti fatti e da fare in campo creativo?

L’obbiettivo degli investimenti deve essere quello di aumentare il numero degli esponenti della classe creativa presenti in città. Questo si deve fare. La percentuale della classe creativa sulla totalità della popolazione deve aumentare. E su questo occorre investire.
Esiste un caso estero o italiano di “trattamento” riservato alla classe creativa a cui dobbiamo guardare con successo?

La ‘Classe Creativa’ non va trattata come un ghetto o una minoranza da tutelare. Deve crescere e cresce all’interno di un generico buon governo della cosa pubblica. Se vogliamo estendere, un trattamento, seppur involontario, è stato quello scaturito a Berlino negli anni Novanta: il mercato immobiliare permetteva il trasferimento in città, a pochissimo costo, di un gran numero di creativi e questo ha determinato il più formidabile esodo di designer, musicisti, artisti, stilisti da tutte le città verso una. Berlino è così diventata ed ancor oggi è una città che è leader al mondo grazie alla sua classe creativa, nonostante i problemi economici che strutturalmente la affliggono.

Massimiliano Tonelli (Roma, 1978) si è laureato a Siena in Scienze della Comunicazione. Ha moderato convegni, scritto saggi di cultura contemporanea e urbanistica, è intervenuto su diverse testate (Radio24, TimeOut, Formiche, Campus) e dal 1999 al 2011 ha fondato e diretto Exibart. Dal marzo 2011 ha fondato la testata Artribune.

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