Gabriele De Santis

Gabriele De Santis è nato a Roma nel 1983. Dopo essersi formato nel 2009 alla Salzburg International Summer Academy (Internationale Sommerakademie fur bildende Kunste), l’anno seguente si iscrive all’Università di Londra, iniziando a frequentare i corsi del MA Visual Arts presso il Camberwell College of Arts. Sempre nel 2010 riceve il “Moroso Award for Contemporary Art” presso la Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Monfalcone e nei due anni successivi partecipa a numerose mostre collettive, esponendo (tra le altre) a Milano, Udine e Verona. Nel 2012 viene invitato a esporre le sue opere al MACRO di Roma, all’interno della mostra “Re-Generation”, curata da Ilaria Gianni e Maria Alicata. Nello stesso anno molte delle opere di Gabriele vengono esposte nel corso della mostra personale “Suck My Disney”, presso la Frutta Gallery di Roma. “Il lavoro di raffigurare, la professione di comporre immagini, esiste da sempre, è un’attività innata. Dio è stato il primo artista. Nel mio caso, spesso quello che faccio è rappresentare un problema”.
Le opere di Gabriele si distinguono infatti per il senso straniante che comunicano allo spettatore, immerso in un contesto paradossale e bizzarro. Il normale e lo straordinario si sovrappongono mettendo in luce la problematica. Spesso con intenti provocatori o polemici, le opere di Gabriele non puntano certo a sciogliere questa idiosincrasia. Anzi: “Lo scopo della mia arte di certo non è quello di risolvere il problema, semmai di esaltare la bellezza del problema stesso. A fare le ipotesi poi devono essere gli altri”. Un’arte partecipativa, che ti obbliga ad entrare nel complesso meccanismo di rimandi e allusioni nascoste. Le sue creazioni nascono da un’attenta ricerca di sintesi, che vive dell’equilibrio sottile tra forma della comunicazione e pregnanza del messaggio. Un altro modo di intendere la realtà. “Roma è piena di realtà interessanti e, sopratutto, piena di persone interessanti che compongono queste realtà alternative. Mi piace immaginarla come un aereo nella fase di decollo. Non resta che tenere duro e arrivare a destinazione”.

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