MICHELA FASANELLA AROMA30

Dal suo studio a Torpignattara partecipa ad A.I. Fair, la fiera delle vanità artigiane il 29 gennaio al Tempio di Adriano

Nato tra Roma e Londra Aroma30 è il marchio indipendente con il quale la trentunenne romana Michela Fasanella presenta la sua nuova collezione alla seconda edizione di A.I. Fair, la fiera delle vanità artigiane, per l’appuntamento di AltaRomAltaModa al Tempio di Adriano.

La collezione nasce in uno studio-loft a Torpignattara, vicino al Pigneto ed è interamente realizzata da due laboratori della capitale. “Partendo da un’estetica classica tipica del Made in Italy, le collezioni uniscono elementi di rigore nordico nell’elaborazione di un linguaggio internazionale e senza tempo. Lo stile del marchio si basa su una vestibilità minimal arricchita da dettagli monocromatici o  a rilievo ed una forte componente artigianale nelle lavorazioni a mano su seta, cupro e lana. Le ispirazioni principali sono date dall’iconografia cristiana e dalle edicole votive di Roma, dallo stile fresco e creativo dell’East London e dalla fotografia contemporanea”. Descrive il suo lavoro la designer Michela Fasanella.

Dopo aver studiato all’Accademia di Costume e Moda di Roma (2003) e al Central St Martins College di Londra (2004) ha collaborato con gli uffici stile di Valentino e Salvatore Ferragamo, per poi creare una sua collezione ed esporla nel 2010 alla Fashion Week londinese. Una partecipazione che ha portato Michela Fasanella ad essere selezionata da Vogue Italia tra i migliori talenti internazionali.

Come è nata l’idea di creare il marchio Aroma30?
Avevo sempre disegnato per altri marchi e inizialmente ho realizzato soltanto pochi pezzi unici per seguire l’esigenza di fare qualcosa in totale libertà. C’è stato subito un ottimo riscontro quindi ho deciso di continuare dando un nome ed un’identità al progetto. Le cose sono poi cresciute di collezione in collezione e adesso seguo il marchio a tempo pieno.

“Aroma30”, cosa significa?
Cercavo un nome che non fosse riconducibile a qualcosa di preciso, ma che rimandasse ad un’atmosfera, ad un profumo, quindi ho scelto Aroma e l’ho numerato con il 30 in fase di registrazione, come una fragranza in fase sperimentale, un progetto ancora in evoluzione.

Quanto tempo hai impiegato per progettare la tua prima collezione capsula di pezzi unici?
Mesi. Non tanto per il tempo effettivo, quanto per il tempo ritagliato tra altri lavori che facevo e quello necessario per mettere da parte i soldi per la realizzazione. Poi c’è la normale insicurezza del primo progetto che non sembra mai pronto e che vorresti rivedere in continuazione.

Da qui hai dato vita anche all’atelier?
No, lavoro in studio solo da un anno, da quando sono tornata a Roma dopo aver vissuto qualche anno a Londra.

Hai scelto di collocarti in una zona periferica perchè hai deciso di aprire lo studio-loft a Torpignattara?
In periferia è possibile trovare bellissimi spazi ad un prezzo più accessibile rispetto al centro, in più è adiacente al Pigneto che una delle mie zone preferite. I miei progetti sono realizzati da due piccoli laboratori romani a conduzione familiare che mi seguono da anni e conoscono tutte le mie meticolose richieste!

Cosa significa per te partecipare ad A.I. Fair?
A.I. Fair è un bellissimo progetto che riconosce l’importanza che l’artigianato applicato al design riveste in questo preciso momento di cambiamenti e si propone di dare spazio a questa nuova realtà in crescita. Sono convinta della necessità di un ritorno ad una produzione più consapevole, limitata a pezzi che abbiano un’identità e sono quindi orgogliosa che il mio lavoro sia stato scelto all’interno di questo progetto.

Cosa presenti?
Presenterò alcuni capi della nuova collezione autunno/inverno insieme ad una selezione di capi della collezione estiva e alcuni pezzi d’archivio.

Artigianato e moda. Come si combinano nel tuo stile?
Il mio stile segue una vestibilità molto minimale e delle lavorazioni estremamente elaborate che possono essere eseguite soltanto a mano o progettate sul manichino come nelle vecchie sartorie. È il leit-motiv dell’intero progetto.

Cosa pensi del fermento creativo romano legato alla moda, al taglio sartoriale ed all’artigianalità?
Quando sono tornata a Roma sono rimasta davvero colpita da questo nuovo fermento. È stato un fenomeno spontaneo e prolifico come tutte le cose che nascono da una reale esigenza e in più segue le dinamiche tipiche di una città come Roma, lontana dai circuiti industriali e per questo più fresca, meno condizionata da canoni preesistenti.

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