ROMANZO CRIMINALE

Torna l’appuntamento con “la miglior serie televisiva italiana”, secondo i più noti critici. La seconda serie della fiction ambientata a Roma viene presentata in esclusiva per il cinema e in anteprima sull’uscita del dvd, al cinema Kino

Il Kino, il nuovo cinema che ha preso il posto dello storico cineclub Grauco, presenta la seconda serie di Romanzo Criminale, la fiction che ha appassionato gli italiani ed ha riproposto uno spaccato della storia del paese degli anni settanta. In esclusiva per il cinema e come anteprima sull’uscita del dvd, la presentazione di “Romanzo Criminale – II serie” animerà una vera e propria maratona di due giorni che si svolgerà sabato e domenica, a partire dalle 20 nelle sale al Pigneto (in via Perugia, 34). L’inedito appuntamento viene presentato da Giancarlo De Cataldo, giudice e autore della saga che si è ispirata alla vera storia della banda della Magliana. Sullo sfondo una Roma e un’Italia che vedono la lotta tra bande per il controllo dei traffici di droga, prostituzione e gioco d’azzardo nei vari quartieri della capitale, e gli intricati affari tra Stato e criminalità organizzata identificata nei personaggi de Il Libanese, il Freddo, il Dandi e il Secco. Dal romanzo, pubblicato dalla casa editrice Einaudi, è stato tratto l’omonimo film diretto da Michele Placido e la serie televisiva diretta da Stefano Sollima. Per l’occasione De Cataldo è stato chiamato come ospite dell’incontro la “Carte Blanche” che al Kino, ogni week-end, propone una scelta di film. In qualità di “direttore d’eccezione” l’ospite si propone attraverso un nuovo modo di giocare con l’autobiografia e viene così invitato a raccontare sé stesso in cinque film. A partire dall’incontro di venerdì 18 marzo alle 19.30, l’autore propone: “L’infernale Quinlan” (Touch of Evil, O.Welles, 1958) – perché – il bene usa il male, e il male il bene. Ma alla fine conta solo il racconto. Si, avrei tanto voluto scriverlo io” e “La prima notte di quiete (V.Zurlini, 1972).  Sabato 19 Marzo alle 18:00 “I Compari”  (McCabe and Msr.Miller, R.Altman, 1971)e dalle 20.00 i primi cinque episodi della II serie di “Romanzo Criminale” che culminerà nella serata di domenica dopo la proiezione de “Gli amanti del Pont-Neuf” (Les amants du Pont-Neuf, L.Carax, 1992).
www.ilkino.it

RIFF FESTIVAL

Torna il festival del cinema indipendente e festeggia i suoi primi dieci anni. All’interno del programma degli appuntamenti nomi italiani e internazionali della scena cinematografica

Il Roma Indipendent Film Festival, dal 18 al 25 marzo presso il Nuovo Cinema Aquila di Roma (via Aquila 75), quest’anno festeggia in un’edizione speciale i suoi primi dieci anni di vita. Nato dalla necessità di dare spazio e sostegno al cinema indipendente, oggi il Riff si conferma come una realtà consolidata nel circuito romano e non solo. “Il nostro scopo è quello di sostenere concretamente i progetti di giovani autori e creare una community tra registi, produttori e distributori indipendenti”- spiega Fabrizio Ferrari, direttore artistico del Festival. Motivato prima di tutto da una grande passione per la “settima arte”, Ferrari spera in una “mobilitazione ideale” dove “diversi sale cinematografiche – così come sta facendo il Nuovo Cinema Aquila, il Farnese e da poco il centro culturale Il Kino, possano cominciare a dare possibilità a tutte quelle opere che altrimenti non troverebbero visibilità, impegnandosi nella costruzione di un nuovo circuito di distribuzione libero e indipendente”. Il Festival presenta in giuria nomi di rilievo del panorama cinematografico, dal regista curdo iraniano Fariborz Kamkari al produttore Gianluca Arcopinto. In programma diversi workshop e seminari, come il Forum Europeo dei Produttori Indipendenti aderenti al progetto “Producers on the movie” e un, evento dedicato alla rete americana per la promozione del cinema femminile, Women Make Movies (WMM). Per quanto riguarda le opere in concorso, saranno presentati 150 lavori tra opere prime e prime visioni nazionali e internazionali. Tra i principali film stranieri in concorso, spiccano alcuni titoli provenienti da prestigiosi festival internazionali, come: “All That I Love” di Jacek Borcuch, candidato polacco agli Oscar come Miglior Film Straniero; “180” di Cihan Inan, dal Festival di Zurigo, e “Christopher Roth”, un giallo psicologico firmato dal regista Max Sender. Particolare attenzione per i lungometraggi dei “nuovi” registi italiani: “Nelle fauci di Ubaldo Terzani”, un horror di Gabriele Albanesi; “5” di Francesco Maria Dominedò; “18 anni: il mondo ai miei piedi” di Elisabetta Rocchetti e “L’erede” di Michael Zampino.
www.riff.it
www.cinemaaquila.it

POLITICA 2.0

Due giornate di lezione, quelle del 24 e 25 marzo dedicate ai nuovi spazi che la politica trova anche sul web. “Interattività” e “confronto” sono solo alcuni dei temi che animeranno un incontro per comprendere al meglio l’interconnessione tra la politica tradizionale e quella digitale oltre alle infinite possibilità e strumenti che la Rete offre ai politici di oggi. In collaborazione con Lo Spazio della Politica e ideato da Ninja Academy, il corso si svolge presso Spazio Informale (via dei Cerchi, 75) e si rivolge ai funzionari pubblici, alle segreterie politiche, ai candidati o ai semplici appassionati di politica. Si è scelto di parlarne attraverso l’esemplificazione di due case history: una nazionale con Nichi Vendola, l’altra internazionale attraverso la figura di Barack Obama. Inoltre al primo giorno di corso seguirà un “Happy Hour 2.0” con un’ospite d’eccezione: Marie Ewald, Online Fundraising Manager durante la campagna elettorale di Obama.
http://formazione.ninjamarketing.it/corsi/politica_2.0
www.ninjacademy.it

IO NON SONO QUI

Una mostra fotografica ispirata a Bob Dylan in uno degli spazi che il quartiere Ostiense offre ai giovani artisti, come il Sinister Noise Club

Dal 22 al 27 marzo 2011 al Sinister Noise Club di Roma l’esposizione fotografica dal titolo “Io non sono qui” ispirata alla figura del cantautore Bob Dylan e all’omonimo film diretto da Todd Haynes, a lui dedicato, che nel 2007 conquistò il Premio Speciale della Giuria alla Mostra del Cinema di Venezia. Il progetto, ideato dalla fotografa romana Giulia Bernini, ospita anche i contributi di Luca Fabbri e Mauro Manni. La mostra nasce all’interno del progetto “Who’s Next Expo” realizzato dal Sinster Noise Club, Via dei Magazzini Generali 4/b (metro Piramide, zona Ostiense), con l’intento di offrire un nuovo spazio espositivo ai giovani talenti che, spesso, si cimentano nel campo da anni, sperimentano e maturano attingendo alla propria creatività ispirandosi “agli stimoli di un mondo in costante mutazione. Per questo il club musicale ha deciso di riservare una zona del piano superiore alle esposizioni, curandone con gli autori la direzione artistica, l’allestimento, il vernissage e la diffusione dell’iniziativa. Nell’immagine una foto di Giulia Bernini che partecipa alla mostra, che ha scelto come didascalia una citazione tratta dal film “I’m not there”: “Noi pollici vagabondi e saltavagoni abbiamo la puzza al naso quando si tratta di macchine. Noi non ci raccontiamo palle. Sono strade solitarie quelle che percorreremo. E qui, lungo la strada che nessuno percorre, dove non si creano preoccupazioni, dove lo spettacolo deve continuare, è dove morirò”.

Giulia Bernini classe1983, nasce a Roma dove vive. Le sue fotografie sono state pubblicate, nel contesto di concorsi nazionali, su alcuni numeri della rivista “Il fotografo”, nonché sui siti internet della Bauhaus Summerschool2010, dell’agenzia AGI, del nightclub romano Sinister Noise e dell’artista Francesco Millo Giorgino. Inoltre ha partecipato alla collettiva “FusOrario – arte e solidarietà senza confini”, organizzata da IncontrArte, la sezione artistica dell’associazione Sulla Strada onlus.
myspace.com/sinisternoiseclub
www.sinisternoise.com

GIANLUCA MARZIANI

La città, il territorio e la creatività: a colloquio con Gianluca Marziani che concepisce la “creatività” una vera e propria energia da tutelare come se fosse una montagna dolomitica di cristallo rilucente.

Vuole tentare una definizione di creatività?
Una visione che diventa intuizione che diventa progetto che diventa struttura che diventa codice. Un lampo rosso dentro il nero, un segnale col potere del segno, un’angolazione anomala dietro la forma sagomata del quotidiano. La creatività è la nostra Pandora avatariana, un’energia da tutelare come se fosse una montagna dolomitica ma di cristallo rilucente.
Quali sono gli elementi fondamentali che definiscono l’industria creativa nell’arte?

La capacità di intuire il cuore nascosto degli elementi quotidiani, la bravura nel metabolizzare quelle particelle nascoste e metterle dentro un motore di messaggi teorici, valori morali e strutture economiche. Il sistema artistico è oggi uno dei più organizzati nella sua filiera, capace di veicolare contenuti e gigantesche catene di interessi. Al contempo, è un meccanismo che lascia estrema libertà ideativa ed esecutiva, soprattutto nei livelli “under” e “over”, quelli in cui le vere idee prendono forma dal basso, dal punto in cui il pensiero si esercita senza vincoli preclusivi col mercato. I più bravi riescono a seguire la maturazione di quel pensiero e a farlo entrare in un sistema funzionale, bilanciando gli equilibri ma senza snaturare il nucleo originario dell’idea.
Quali sono i valori “altri” che lei collega alla creatività?
L’attività culturale, innovativa, ideativa fa bene a “cosa”?

La creatività riuscita è già un valore “altro”, lo stesso atto creativo nasce da un lampo che si accende dove non si era ancora andati. A cosa fa bene la creatività? Al cervello, ai cinque sensi, allo stomaco, al fegato, all’intestino, agli organi genitali, alle articolazioni, ai muscoli addormentati, agli addominali, agli orifizi… Fuori dal corpo fa molto bene allo spirito, ma questo è argomento da digressione filosofica che lasciamo ai contesti adeguati. Oltre le persone fa bene a così tante cose che preferisco non elencarle. La domanda è un’altra: a cosa fa male la creatività?

Nella provincia di Roma esiste una “classe creativa”? E, se sì, ha un profilo peculiare, una serie di caratteristiche che possiamo considerare uniche nel panorama romano?

Roma è una cosmogonia anomala e inclassificabile, un territorio randomico ma fortemente germinativo. Resta una delle aree nodali nel sistema culturale italiano, tra le pochissime geografie italiane dove la molteplicità linguistica si unisce ad una speciale libertà ideativa. Merito di tanta libertà deriva dal poco legame con gli apparati industriali, cosa che invece troviamo in un’area come quella lombarda, più organizzata nelle modalità creative ma meno libera nei meccanismi di slancio iniziale. Di contro, la mancanza di una filiera completa danneggia la creatività romana quando salgono le ambizioni di confronto internazionale. È come se la potenza creativa dei primi stadi diminuisse la sua azione nel momento decisivo, quando si deve passare la dogana del grande confronto in prima linea. Un merito che riconosco ad alcuni romani delle ultime generazioni è quello di viaggiare e creare legami con referenti esteri. Rispetto agli artisti delle vecchie generazioni, mi sembra che alcuni stiano facendo di necessità una grande virtù. Manca la vera forza istituzionale attorno alla creatività? I più attivi rispondono muovendosi molto, scegliendo un nomadismo parcellizzato e virale. Le soluzioni esistono, basta guardarle con le visuali di questi anni e non con le meccaniche dei decenni trascorsi.
Quali sono secondo lei gli indicatori più interessanti dello stato di “salute” della creatività romana?

Sono diversi gli indicatori di un benessere organico del sistema culturale. Contano le molteplici aperture di spazi creativi, la presenza di magazine culturali, gli eventi dentro luoghi anomali che ribaltano le originali funzioni d’uso. Conta molto anche la combinazione linguistica, quella capacità di raccordare linguaggi distanti con eventi e situazioni di riuscito dialogo. Conta la crescita di zone e distretti in cui si raccolgono persone e progetti. Conta la vitalità delle programmazioni, dei festival, delle rassegne, delle società che operano dal basso, delle scuole che producono idee. È il dinamismo continuo che fa la differenza e crea valore. La qualità creativa nasce da un bacino quantitativo: e una città deve alimentare quel bacino, usando ordine e rigore ma non dimenticando che il pluralismo determina la sintesi successiva.
A che cosa dovrebbero portare (o hanno portato) gli investimenti fatti e da fare in campo creativo?

Serve una gestione intelligente degli investimenti, calibrata su due macromodelli: il legame bipolare tra “mittente” e “destinatario”, dove entrambi i soggetti (chi crea da una parte, chi supporta dall’altra) assumono la doppia funzione “mittente/destinatario”, in modo da creare un flusso virtuoso che avvantaggi entrambe le parti; l’altro macromodello riguarda la fuoriuscita a raggiera del legame in questione, ovvero, la capacità di creare interessi e flussi anche al di fuori del dualismo “mittente/destinatario”.

Esiste un caso estero o italiano di “trattamento” riservato alla classe creativa a cui dobbiamo guardare con successo?
Finlandia, Danimarca, Norvegia, Belgio, Polonia… diciamo che buona parte del bacino nordeuropeo offre esempi significativi per capire il supporto concreto alla classe creativa. Vi basterà studiare le politiche culturali di alcuni Paesi e avrete maggiori strumenti di giudizio. In particolare mi sembra che da noi manchi la “cultura europea”, un sentire diffuso che porti le idee verso Strasburgo, verso i finanziamenti che esistono e vengono realmente erogati a chi presenta idee giuste nel modo giusto. Spesso vince la pigrizia, anche perché non è semplicissimo richiedere un finanziamento comunitario. Ma posso assicurarvi che gli euro ci sono e le modalità di selezione premiano i progetti intelligenti.
Esiste un’esperienza che considera esemplare per le sue competenze e capacità? Quale?

Il passato riporta giustamente al caso di Adriano Olivetti, un archetipo per chiunque voglia indagare l’uso funzionale delle risorse in ambito creativo. Il presente ha molti esempi, quasi tutti provenienti dal Nord Europa, dal Giappone e dalla California. Non entrerei nello specifico ma posso affermare che saranno le aziende private a salvare la creatività di domani. È ormai chiaro lo stallo del nostro sistema politico, non troppo dissimile da quello di altri Paesi che stanno delegando ai privati l’intervento in ambito culturale. Certo, ci vorrebbe maggior responsabilità istituzionale, però bisogna anche capire il radicalismo del cambiamento in atto e orientarsi verso nuovi modelli di mecenatismo attivo. La partita è appena cominciata.

Gianluca Marziani, nato a Milano nel 1970, vive a Roma e lavora in Italia e all’estero. È critico e curatore di arti visive, da anni una firma ufficiale dell’arte contemporanea in Italia. È il curatore del Premio Terna, fin dalla prima edizione, oltre ad essere nel comitato scientifico di numerose iniziative istituzionali, come lo Young Blood, il primo annuario dei giovani talenti italiani premiati nel mondo. Ha curato molteplici mostre in gallerie e musei, pubblicato libri (“N.Q.C.”, “Melting Pop”) e un notevole numero di cataloghi. Numerose sono le monografie pubblicate con case editrici di riconosciuto valore (Skira, Electa, Damiani, Drago, Castelvecchi…). In questi anni ha firmato importanti libri di critica, saggi e monografie su artisti. Durante gli anni ha portato l’arte contemporanea in televisione (Tele+, Stream, Raidue), radio (Radiodue), quotidiani (La Stampa), riviste di settore (FEFÈ, Flash Art, Tema Celeste…), magazine ad alta tiratura (Specchio, Panorama, Time Out, Numéro, GQ, Style, Style Piccoli), magazine di culture contemporanee (Duel, Time Out, Hot, Blue …), web. È tra i fondatori di “Next Exit, creatività e lavoro”, ed è consulente per varie testate. Insegna arte contemporanea allo IED di Roma e collabora con centri di produzione e gallerie private e con musei di arte contemporanea in Italia e all’estero. Da anni è consulente culturale per aziende e multinazionali. A Roma ha collaborato col Comune per progetti legati all’attività artistica giovanile, e per l’Auditorium Parco della Musica, con l’organizzazione di “Scala Mercalli, il terremoto creativo della Street Art Italiana”. È stato da poco nominato nuovo direttore di Palazzo Collicola, che ora ha preso il nome di Palazzo Collicola Arti Visive – Museo Carandente, importante sede di arte contemporanea a Spoleto.

ROMA PROVINCIA CREATIVA