ZU

Oltre 120 date all’anno e in tour con Mike Patton. Ecco come gli Zu hanno conquistato la scena internazionale

“Intorno a noi si è creata fin dall’inizio una rete mondiale, aiutati dal fatto che non siamo condizionati dall’uso della lingua e non cerchiamo certo un successo pop: questi due ‘pro’ ci hanno permesso di girare in tutto il mondo e di trovare una nostra nicchia di ascoltatori – non di ‘pubblico’ – a cui ci sentiamo legati. Siamo riusciti a creare un network molto ampio e assolutamente basato sulla passione, sul bisogno di dedicarsi alla musica (non solo la propria) e di aiutare musicisti e band che si incontrano sul cammino”. A svelarci i retroscena degli Zu è Massimo Pupillo, bassista del gruppo. Attivo nella scena della musica sperimentale fin dai primi anni ’90, nel 1997 fonda il trio Zu insieme a Luca Mai (sax) e Jacopo Battaglia (batteria). “Dal punto di vista economico non faremo mai i numeri del pop ma d’altra parte non dobbiamo neanche sottostare ai compromessi, alla perdita totale di controllo sulla propria vita che quel mondo richiede. Sinceramente non farei a cambio perché non vorrei mai essere in balia di un direttore marketing che decide che quest’anno non sono più di moda. Meglio non esserlo mai, di moda, e andare avanti seguendo il proprio intuito e la propria logica”. Gli Zu mantengono il controllo totale su ogni aspetto della loro attività, da quello musicale a quello artistico, fino alle scelte manageriali che riguardano anche l’organizzazione dei tour. “Quando abbiamo iniziato la nostra avventura non esistevano band italiane che viaggiassero tanto all’estero quanto noi. Così, abbiamo imparato da soli e, facendo anche degli errori, in questo contesto di ‘tabula rasa’, abbiamo mosso i nostri primi timidi passi. Allora, mentre in Italia faticavamo ad avere una recensione, organizzavamo concerti sold out a Tokyo e, probabilmente grazie al fenomeno dell’onda lunga, alla fine abbiamo trovato uno spazio anche qui. Contemporaneamente altri spazi, altri cervelli, altre idee ed energie si formavano, come ad esprimere un bisogno organico di musica, di nutrimento, negatoci troppo a lungo. Così, parallelamente al nostro percorso, abbiamo visto sorgere una vera e propria marea di nuovi gruppi, musicisti che spaziano nei progetti più svariati, una scena viva, vitale e, soprattutto, non supportata da nessuno. Roma è una città ricchissima di talento ma questo da solo non basta. Sono scettico sul fatto che si possa trovare una via che incanali un patrimonio, che è sì ricco ma dispersivo, perché si esprime in mille rivoli. La speranza e l’augurio è che sempre più musicisti capiscano che è raro e difficile fare i soldi, e che tanto vale ricercare la creatività e l’originalità, avendo il coraggio di guardare prima alla musica e poi ai contratti. In questa città la musica è dimenticata nella sua nicchia, all’ultimo piano del ‘palazzo della creatività’. Eppure ci sarebbe così tanto da valorizzare! La mia speranza è che prima o poi queste energie, che altrove riceverebbero premi e aiuti, non siano costrette – come spesso avviene – ad emigrare all’estero per ottenere un minimo di riconoscimento”.
www.myspace.com/zuband

LORENZO MIELI – WILDER

Giovane società di produzioni televisive attenta all’innovazione dei linguaggi e all’ibridazione dei settori

Classe 1973, Lorenzo Mieli (oggi MD di Grundy Italia e Amministratore Delegato di WildSide), insieme a Gabriele Immirzi ed Elena Recchia, ha fondato Wilder nel 2001. “Attorno a Wilder, nel corso degli anni, si è aggregato un network di creativi, tecnici e producer. Con questi abbiamo cercato di costruire un rapporto duraturo anche al di là dei singoli programmi. Oggi, dopo nove anni, i risultati di questa strategia sono evidenti: Wilder ha formato gruppi di autori che sono nati con l’azienda, cresciuti in azienda, e che oggi sono professionisti riconosciuti e affermati”. Già nei primi anni di attività Wilder ha consolidato una linea editoriale attenta all’innovazione dei linguaggi, all’ibridazione dei generi, alla sperimentazione e all’esplorazione di tematiche attraverso prospettive innovative. La società si è caratterizzata da subito come una realtà people-oriented, attenta a mantenere nel tempo i gruppi di lavoro, per proporsi sul mercato come un vero e proprio brand. “Per la tv, il ‘movimento’, cioè l’aggregazione di una comunità intorno al prodotto, è il pubblico. In generale però le società di produzione, se pure hanno una linea editoriale che le distingue l’una dall’altra, agli occhi del grande pubblico rimangono dei soggetti opachi. Conta il canale, non il produttore. Poi, naturalmente ci sono le eccezioni, casi in cui la temperatura emotiva del pubblico di un determinato programma raggiunge livelli tali, che si trasforma in qualcosa di diverso, cioè in una comunità di fan. Il pubblico di Boris per esempio, è un pubblico peculiare solo a Boris e trasversale anche al mezzo televisivo: centinaia di migliaia di persone che downloadano la serie dal web, caricano scene su youtube, le commentano, creano delle community dedicate. Un fenomeno incredibile, con i suoi tormentoni, le sue passioni e in relativa autonomia anche rispetto alla serie ‘ufficiale in onda sul satellite. Ecco, se io dovessi indicare un movimento che Wilder ha contribuito a creare e che ci ha riconosciuto, direi che sono “i fans di Boris”. Più che nei dati d’ascolto, il nocciolo del successo della serie sta proprio lì”. Proprio con Boris, Lorenzo Mieli nel 2008 è stato premiato dalla giuria popolare del “Roma Fiction Fest” come miglior produttore. “L’industria dell’audiovisivo è ancora profondamente romanocentrica, ma negli ultimi dieci anni il panorama si sta evolvendo. Del resto a Roma si fa tv da sessant’anni e…si sentono tutti. Nel bene in termini di disponibilità di risorse qualificate e di aziende con una credibilità consolidata, nel male quando ci si scontra con gli ingranaggi elefantiaci, le lungaggini, e le placche di potere di un sistema che in mezzo secolo si è, per forza di cose, calcificato. Problemi che noi, lavorando soprattutto per una multinazionale, abbiamo sofferto un po’ meno di altri. Resta il fatto che se nei prossimi anni, come credo, la tendenza del settore sarà quella di delocalizzarsi da Roma, tutti ne gioveranno: i produttori, i broadcaster e quindi anche gli spettatori. Ne sono convinto”.
www.wilder.it

MARCO e ANTONIO MANETTI – MANETTI BROS

Sceneggiatori e registi per il cinema, la televisione, i videoclip, il web. “Registi romani a tutti gli effetti”

“Non riusciamo a identificare precisamente il momento di passaggio, di demarcazione, dal gioco alla professione. Siamo fratelli e abbiamo iniziato a casa da bambini facendo cortometraggi. Il nostro esordio come Manetti Bros è avvenuto con il film DeGenerazione nel 1995. Comunque ho sempre saputo che avrei fatto il regista”. Con queste parole Marco (Roma, 1968) e Antonio Manetti (Roma, 1970) sceneggiatori e registi, ricordano il loro incontro con il cinema e l’esordio come Manetti Bros, avvenuto nel 1995 con l’episodio Consegna a domicilio, all’interno del film “DeGenerazione”. Nel 1997 con “Torino Boys”, film prodotto dalla Rai, vincono il premio speciale della giuria al Torino Film Festival. Il 2000 segna l’esordio dei Manetti Bros nel lungometraggio con il film “Zora la vampira”, interpretato, tra gli altri, da Carlo Verdone e nel 2005 passano al thriller con “Piano 17”, girato in digitale. “Oltre che regista sono anche spettatore, e devo confessare che sono spaventato dal cinema italiano. Innanzitutto, forse, c’è un certo tipo di cultura dei produttori che gongolano se gli porti una storia su un architetto in crisi esistenziale, ma ti ridono in faccia se invece gli proponi tre persone chiuse in un ascensore con una bomba. Infatti, noi, Piano 17 non lo abbiano portato da nessun produttore. Negli altri paesi questo non succede, anzi. All’estero c’è molta più attenzione verso lo spettatore e verso la storia, o meglio verso le macro-storie”. Nel corso della loro carriera, i Manetti Bros hanno inoltre curato la regia di molti videoclip per artisti quali Piotta, Alex Britti, Mietta, Mariella Nava, Max Pezzali, e per gruppi come i Flaminio Maphia, gli Assalti Frontali e i Tiromancino, oltre a lavorare per la televisione, dirigendo una serie di cortometraggi per il programma Stracult, le tre stagioni de “L’ispettore Coliandro” e tre puntate della serie poliziesca “Crimini”. Instancabili e poliedrici, i Manetti Bros hanno girato per il web una serie di corti intitolati “Scums – The web series”. “La nostra attività è molto legata alla città. Ci consideriamo registi romani a tutti gli effetti. Può suonare banale come affermazione ma Roma è la città più bella del mondo. Una delle poche città in Italia in cui si respira l’aria delle grandi metropoli. È piena di facce e molto viva: c’è la periferia, il centro, la zona moderna. Bella, varia e soprattutto nostra. La conosciamo bene e sappiamo come muoverci, qualsiasi occasione per raccontarla ci rende felici”. Attualmente, proprio a Roma, i Manetti Bros hanno girato il loro ultimo film che vede protagonista Ennio Fantastichini, nei panni di un agente segreto, stile Men in Black, alle prese con misteriosi alieni, realizzati in computer graphic 3D: “Roma ci mancava come set e finalmente dopo qualche anno di assenza, siamo tornati a girare nella nostra città. Si tratta di un progetto nuovo e ambizioso. Il titolo è ancora provvisorio, 2016 l’arrivo di Wong, ma probabilmente lo cambieremo”.

LORENZO FOSCHI e DAVIDE LUCHETTI – FRAME BY FRAME

Boutique di post produzione e design, leader nella computer animation e punto di approdo di talenti straordinari

“Da sempre sono stato affascinato dal design, in tutte le sue forme. A vent’anni ho avuto la fortunata opportunità di imparare da Sergio Jacuzzi, designer italiano doc e maestro eccellente. Era il periodo in cui, per disegnare, si passava dalla rotring al computer”. Si racconta così Lorenzo Foschi, classe 1964, fondatore, insieme a Davide Luchetti (1971) e a Riccardo Grandi (1972) della Frame by Frame, considerata oggi una boutique di post produzione e design, nonché punto di approdo di talenti. La Frame by Frame, nata nel 1990, è leader italiana nel design televisivo, nella post produzione digitale, nella computer animation. Ha sedi a Roma e a Milano, uno staff di 40 collaboratori, un fatturato di circa 4 milioni di euro e una grande collezione di premi e riconoscimenti internazionali. Tra i suoi clienti più importanti: Rai, Mediaset, Sky Italia, Turner, Nbc Universal, Canal +, Nickelodeon Uk. Per la Rai, la FBF ha recentemente curato la nuova identità grafica, realizzando i loghi dei nuovi canali digitali nonché tutta la nuova immagine coordinata. Sin dai primi anni di vita la FBF si è contraddistinta per la grande passione dei tre fondatori. “Sognavamo gli effetti speciali di Star Wars e le pazzesche grafiche televisive della prima Cnn o Bbc. Ci piaceva da matti l’idea di portare questa mentalità in Italia e, in particolar modo, a Roma, città che era ed è tuttora, un ottimo campo da gioco per la televisione, il cinema e la pubblicità. Così, ci siamo messi al lavoro, sempre sognando. Intanto, la ‘rivoluzione digitale’ permetteva di fare continuamente nuove scoperte. Tutto sembrava possibile e divertente. E i nostri sogni, via via, si sono trasformati in realtà. Negli anni, siamo cresciuti, abbiamo vinto premi, confezionato progetti eccellenti e attratto nuovi talenti”. La Frame by Frame è ormai una realtà consolidata nel mondo della creatività, del motion design, della progettazione, e della post produzione. Anche nella produzione i risultati sono di prim’ordine e la società produce cortometraggi e miniserie per Sky, Fox, NBC Universal. Ha inoltre ricevuto premi importanti a seguito della partecipazione a Festival internazionali tra i quali Aspen Film Festival, Arcipelago Film Festival, Indianapolis Film Festival, Canal+ Prix e Festival Mecal Barcelona. Ha inoltre ottenuto, nel 2008, la Nomination agli Oscar dell’American Academy of Motion Picture per il cortometraggio “Il Supplente”, prodotto in collaborazione con Sky. Tra i progetti legati al territorio merita di essere citata la sigla di apertura per la Festa del Cinema di Roma, grande omaggio al cinema italiano e al suo nuovo luogo d’incontro, l’Auditorium. “Da allora a oggi sono cambiate tante cose – conclude Lorenzo, che insieme a Davide è impegnato nella gestione della società – ma la passione è rimasta la stessa, quella che fa di Frame by Frame un luogo dove si privilegia la qualità e la creatività e dove si dà spazio al talento, alla curiosità e alla fantasia. Proprio come venti anni fa”.
www.frame.it

LUIGI SARDIELLO – FILMAKER’S

Da copywriter pubblicitario a regista, Luigi Sardiello crea Bunker Lab e tiene viva la cultura del cinema

Di natali fiorentini, lo scrittore, sceneggiatore, regista, copywriter e critico cinematografico Luigi Sardiello vive a Roma dal 1981. Prima copywriter pubblicitario, nel 1998 fonda la rivista di cinema e audiovisivi Filmaker’s magazine, di cui è direttore responsabile. “Intorno alla rivista ho creato un movimento che ha coinvolto registi, sceneggiatori e tecnici del settore, con i quali ho iniziato a realizzare anche eventi cinematografici, corsi di formazione, Festival, rassegne e i primi ‘daily’ per i più importanti Festival italiani”.
Il consolidarsi di questo movimento lo porta a fondare nel 2006 la società Bunker Lab srl: “nome che evoca un ‘laboratorio di resistenza culturale’. Un crocevia di professionisti che provengono da diverse aree del mondo del cinema e della scrittura che condividono la passione e l’attenzione per gli ambiti più creativi e innovativi della cultura e che oggi pone al suo centro la rivista Filmaker’s magazine. È il motore di una rete che mette in contatto il pubblico e i protagonisti del mercato cinematografico e audiovisivo integrando editoria, laboratori, distribuzione, formazione e organizzazione di eventi”. Oltre a Filmaker’s magazine è stato realizzato, insieme a Luigi Vernieri, anche FEFÈ, magazine di arti e comunicazione visiva pubblicato dal 2007. “Sempre con Bunker Lab, infine, ho iniziato a produrre e distribuire non solo i miei film ma anche opere di autori giovani o già esperti, ma poco conosciuti”. L’attività cinematografica di Luigi Sardiello, infatti, ha inizio nel 1997. Nel 2007 realizza il suo primo film da produttore “Focaccia Blues”, di Nico Cirasola, con il quale riceve la menzione speciale ai Nastri d’Argento e il Ciak d’oro Belli e invisibili. Il 2009 è l’anno in cui esordisce alla regia con il film “Piede di Dio” (con Emilio Solfrizzi, Achab Film), del quale è anche sceneggiatore, vincendo dodici premi tra Festival nazionali e internazionali. Lo stesso anno firma la sceneggiatura del film “La stanza delle farfalle”, con la regia di Gionata Zarantonello, per Achab Film. “Intorno alla mia professione di scrittore a 360° – sono suoi numerosi saggi cinematografici, ma anche racconti, un romanzo e testi di scrittura divulgativa – e grazie ai contatti che ho sviluppato in oltre vent’anni di attività, ho creato Bunker Lab a Roma. Nell’area romana, tra le altre cose, organizziamo dal 2009 “l’Ostia Film Festival”, che dà il giusto rilievo a una zona molto bella ma, dal punto di vista cinematografico, finora poco valorizzata. Roma è una città bellissima ma appesantita dalla sua storia, da una certa pigrizia. Temo che questo non abbia facilitato lo sviluppo di artisti ed eventi innovativi dal punto di vista creativo. Senza dubbio, l’attività di questi ultimi anni ha creato nuovi stimoli tra i professionisti e soprattutto ha dato un po’ di fiducia. Il più grande ostacolo alla creatività è la convinzione, sempre più diffusa nel nostro paese, che ‘tanto è tutto inutile’. La mia esperienza è invece la dimostrazione che: tutto è difficile, ma niente è impossibile”.
www.filmakersmagazine.it

ROMA PROVINCIA CREATIVA